lunedì 6 ottobre 2014

costruzione di una camera forostenopeica

Fotografia forostenopeica

Ecco delle piccole indicazioni per costruire una macchina per fotografie forostenopeiche: La camera oscura ( o camera ottica) è un dispositivo ottico la cui invenzione è alla base di tutta la tecnica fotografica. Per questo ancora adesso le macchine fotografiche vengono chiamata ancora camere. Una camera oscura può essere composta da una semplice scatola chiusa (quella da scarpe può andare benissimo, con un un piccolo forellino su uno dei lati corti, che permetta alla luce di entrare. Questa luce proietta sul lato opposto l'immagine capovolta di quanto si trova davanti al foro. Più piccolo è il foro(stenopeico) e più l'immagine risulterà nitida e definita. Il pregio maggiore di una fotografia forostenopeica e che tutti gli elementi della foto sono a fuoco perfettamente, a prescindere dalla loro distanza dal foro. Il difetto è che il foro lascia passare poca luce e quindi il soggetto deve essere assolutamente immobile e per realizzare la foto ci vogliono molte ore di esposizione.
ecco un esempio di foto forostenopeica presa direttamente da internet!

la pellicola

Il supporto per eccellenza del materiale cinematografico è la pellicola, che ormai è quasi definitivamente scomparsa e ha fatto il suo prorompente ingresso il digitale. Con questo progresso tecnologico, come spesso accade, sono finiti nel dimenticatoio mestieri e materiali che hanno fatto la storia delle immagini in movimento. Il mestiere che stiamo perdendo è quello del proiezionista, che durante le programmazioni si occupava di montare le bobine che venivano distribuite dalle case di produzione, le faceva vedere al pubblico e in un secondo momento le rismontava per poterle rispedire al mittente. I cinema infatti non compravano le pellicole, solamente le noleggiavano!" Il montaggio in pellicola avveniva in maniera analogica, tagliando proprio fisicamente la plastica e incollando tra loro i pezzi mediante l'utilizzo di nastro adesivo. nelle immagini pubblicate qui sotto potete vedere la moviola (tavolo di analisi e taglio) e la giuntatrice (macchina per attaccare il nastro adesivo).
qualcuno avrà sicuramente visto il film "Fight Club" di David Fincher, dove il nostro Tyler (Brad Pitt), tra le altre cose fa anche il proiezionista.
Vediamo ora quali sono i principali tipi di pellicola utilizzati dal cinema.
Possiamo subito notare che la 8 mm e la supe8 mm (millimetri), sono mute, perchè non è stata inserita loro la traccia musicale, quella che in gergo si chiama la colonna sonora . La 16 mm ha la traccia musicale a destra, mentre la 35 mm (la più usata), ha la traccia musicale a sinistra. Avrete notato inoltre che le pellicole hanno differenti buchini laterali, sono cioè di "passo" differente e ciò comporta una differente meccanica in fase di ripresa, di montaggio e di proiezione.
fotogrammi o frame al secondo (fps) è l'unità di misura della frequenza di sucessioni di immagini fisse che producono l'effetto del movimento. La frequenza delle immagini fisse che compongono il video o un filmato su pellicola cinematografica è chiamata frame rate. Per ottenere l'effetto del movimento continuo delle immagini nel cinema, è utilizzata la frequenza di 24 immagini al secondo. Le frequenze per la televisione negli standard più diffusi al mondo (PAL in Italia e NTSC negli Stato Uniti) sono invece di 25 o 30 immagini al secondo.

martedì 30 settembre 2014

le foto di Muybridge

http://www.youtube.com/watch?v=oGRTEjTzgBc ( non è un link, quindi per favore copiate questo indirizio e incollatelo su youtube) :) L’ex governatore dello stato della California, Leland Stanford, scommette con un amico che un cavallo in una fase del galoppo (secondo quanto riprodotto dalla iconografia ufficiale pittorica) ha tutti e quattro gli arti sollevati da terra ed estesi verso l’esterno (come nei cavalli a dondolo). Per provare ciò, nel 1869, assume il fotografo inglese Eadweard Muybridge (Edward James Muggeridge)(1830-1904), allora noto per le sue immagini della Yosemite Valley.
I primi esperimenti di ripresa, eseguiti con un unico apparecchio fotografico e lastre al collodio umido, non danno i risultati voluti, in quanto egli ottiene solo un’ombra vaga. Nel 1874 Muybridge viene processato ed assolto per l’omicidio dell’amante della moglie, ma deve lasciare il paese ed interrompere gli esperimenti. Nel 1877, ritornato in California, ricomincia, sempre per Leland, le sue ricerche, questa volta attrezzando la pista, lungo la quale corre il cavallo, di dodici apparecchi il cui otturatore viene azionato dal filo che il cavallo spezza durante la sua corsa (la tecnica che verrà poi usata per il foto-finish). Il tempo di esposizione impiegato è di 1/1000 di secondo, usando lastre alla gelatina. Muybridge riesce ad ottenere una serie d’immagini che mostrano le varie fasi del movimento del cavallo al galoppo nelle quali si vede che, nel momento in cui le quattro zampe sono sollevate da terra, esse non sono rivolte all’esterno bensì “rannicchiate” sotto la pancia. Sulla base del successo ottenuto, Muybridge comincia un giro di conferenze che lo porta in giro per l’Europa, dove nel 1881, incontra Marey, e l’America. Per dare il senso del movimento, le sue immagini vengono utilizzate con un Zoetropio (una specie di tamburo con delle feritoie sui lati montato orizzontalmente su un perno- l'abbiamo visto in classe). Muybridge perfeziona, per i suoi scopi, questa apparecchiatura chiamandola Zoogiroscopio o Zoopraxiscopio e la usa per proiettare le sue immagini su uno schermo.(1830-1904)
una piccola curiosità: in un vecchio videoclip degli U2 del 1993 dal titolo "Lemon", si vede la band irlandese che si muove in uno spazio che ricalca i fondali millimetrati di Muybridge. Non a caso l'album si chiamava Zooropa, forse in omaggio al nostro zootropio. :) http://www.youtube.com/watch?v=GvEfUf1Ux20

martedì 23 settembre 2014

Il pre-cinema

Col termine pre-cinema si intendono tutti quegli esperimenti e intrattenimenti legati alla proiezione di immagini ed al movimento illusorio databili dall'antichità fino alla prima proiezione pubblica di cinematografo, organizzata dai fratelli Lumière il 28 dicembre 1895. Il momento di inizio del "cinema" è controverso e solo nelle rappresentazioni dei Lumière si trovano tutti gli elementi che mettono d'accordo ogni studioso: la proiezione, l'uso di fotografie "in movimento", lo scopo di intrattenimento, la presenza di un pubblico pagante e la fruizione collettiva contemporanea.
Ombre cinesi La suggestione delle proiezioni ha origini molto remote. Se ne trova traccia anche nel mondo antico, per esempio nel mito della caverna di Platone, dove le ombre proiettate ai prigionieri sono metafora dell'intero mondo "dell'opinione", cioè il sentire comune avulso dal pensiero filosofico,[1] oppure nel mito della nascita della pittura, redatto da Erodoto, dove la figlia di un vasaio, per conservare l'immagine dell'amato in partenza per la guerra, ne disegnò il profilo copiandone l'ombra sul muro. Aristotele nel IV secolo a.C. scrisse come aveva visto un'eclissi proiettata sul terreno attraverso i fori di un colino.
Lo spettacolo delle ombre cinesi viene tradizionalmente fatto risalire al II secolo a.C., di cui una probabile filiazione sono state le ombre giavanesi, ma il filosofo Mozi aveva già osservato e messo per iscritto il fenomeno della proiezione capovolta di un paesaggio esterno se filtrata in una camera oscura attraverso un piccolo foro (stenoscopia). Al cinese Ting Huan, nel 180 a.C. circa, spetta anche la creazione di un elementare zootropio. Silhouettes Questa tecnica si basa sull’impiego di figure di cartoncino nero ritagliate e poste in modo opportuno sugli sfondi, normalmente bianchi o comunque molto chiari; il risultato è che le figure sembrano come in controluce, dando al prodotto finale un’atmosfera morbida e molto particolare. La più grande artista in questa tecnica è stata sicuramente Lotte Reinger, autrice di un numero molto elevato di lungometraggi fra cui Die Abenteuer des Prinzer Achmed, Carmen e L’elisir d’amore, rimarchevoli per il senso di delicatezza, raffinatezza e fragilità delle filigrane animate che vi recitano.
Lanterna magica La lanterna magica era uno strumento di semplice utilizzo che potrebbe essere paragonato ai moderni proiettori di diapositive. L'invenzione è stata attribuita ad alcuni noti inventori o studiosi del XVII secolo: al padre Athanasius Kircher, il quale ne descrisse il funzionamento in Ars Magna Lucis et Umbrae, al matematico astronomo e fisico olandese Christiaan Huygens, in un cui manoscritto del 1659 si trova un riferimento, fra le altre sue invenzioni, a uno strumento che egli stesso definisce lanterna magica, e all'ottico don Matteo Campani il quale l'avrebbe costruita nel 1678. Il meccanismo di funzionamento era intuitivo: bastava inserire i disegni nella macchina perché questa li proiettasse su una parete o su uno schermo appositamente predisposto. Il funzionamento è del tutto simile a quello di un moderno proiettore per diapositive. La proiezione si svolgeva in una stanza buia, tramite una scatola chiusa contenente una candela, la cui luce è filtrata da un foro sul quale è applicata una lente. Negli anni lo strumento si è sviluppato ulteriormente: si potevano proiettare più lastre contemporaneamente facendole scorrere sullo schermo in modo da riprodurre il movimento. Questa somiglianza così stretta col cinema diventa ancor più evidente se si pensa agli spettacoli con la lanterna magica a cui si poteva assistere in giro per l’Europa. In questi spettacoli fondamentale era la figura dell’imbonitore che doveva intrattenere il pubblico raccontando e commentando le immagini sullo schermo. George Meliès (tra i primi e più geniali registi cinematografici) rende omaggio alla lanterna magica.
La lanterna si prestava ai più svariati utilizzi, infatti fu utilizzata fin dall'inizio sia per scopi educativi (raccontare, ad esempio, la Bibbia col supporto di immagini colorate a tutto schermo), sia di intrattenimento. Col tempo si capì che oltre la semplice proiezione si potevano riprodurre movimenti elementari. Alcune di queste semplici "animazioni" consistevano nel far scorrere dei vetri dipinti davanti l'obiettivo; usare sorte di ombre cinesi mosse con leve e fili; oppure attraverso levette far muovere parti delle pitture, come ad esempio gli occhi, ottenendo così degli "effetti speciali" primordiali. L'invenzione della fotografia infine, nel 1826, principalmente per opera di Joseph Nicéphore Niépce, pose le premesse per un ulteriore sviluppo. Se si fosse trovato il modo di far passare davanti all'obiettivo delle fotografie in successione si sarebbe potuto riprodurre la realtà. Sarà l'idea vincente dei fratelli Lumière. Mondo nuovo Il Mondo nuovo era un apparecchio simile nel funzionamento alla lanterna magica, però le immagini, invece che essere proiettate da una scatola verso l'esterno, erano fruibili guardando dentro la scatola stessa. Si trattava di uno strumento diffuso nelle feste di paese, dove gli ambulanti facevano guardare a pagamento le immagini nella scatola, spesso mosse tramite fili, come le marionette. A differenza della lanterna magica quindi il mondo nuovo era un dispositivo diurno, che poteva essere usato anche alla luce del sole e all'aperto, ed ebbe un fondamentale ruolo nella divulgazione degli eventi storici soprattutto legati alla Rivoluzione francese negli strati più bassi della popolazione. Un altro tipo di intrattenimento popolare, per certi versi simile al futuro spettacolo cinematografico, era il "panorama", grandi stanze rotonde coperte da disegni che simulavano vedute a 360°.
Taumatropio
Nel 1824 fu inventato il taumatropio. Composto da un dischetto di cartoncino, fissato a due fili e disegnato da entrambe le parti con soggetti destinati a integrarsi a vicenda, facendo girare velocemente il disco (1/25 di secondo), le immagini si sovrappongono creando così l'illusione di movimento. Esempi tipici sono l'uccellino e la gabbia o il vaso e i fiori. Zootropio Lo zootropio rappresentò un ulteriore sviluppo, rispetto al fenachistoscopio, nel tentativo di dar vita a immagini in movimento. Esso fu inventato da William George Horner nel 1834. Si trattava di disegnare su un foglio di carta una serie di immagini (come oggi per i cartoni animati). La striscia così ottenuta veniva posta all'interno di un tamburo il cui movimento rotatorio, al solito, dava l'illusione del movimento. Come per il fenachistoscopio, erano praticate delle fessure a intervalli regolari per sfruttare il fenomeno della persistenza retinica. Due erano i vantaggi di questa scoperta: innanzitutto il fatto che non era necessario avvicinarsi troppo allo strumento per vedere e quindi si poteva assistere a una sorta di visione collettiva, per quanto limitata. Un secondo vantaggio era legato allo sviluppo possibile, cioè il fatto di poter proiettare, attraverso un sistema di specchi e un'opportuna illuminazione le immagini su uno schermo. Lo svantaggio più grande era però il fatto che le strisce erano necessariamente brevi e quindi si potevano solo fare degli esperimenti, ma non si potevano raccontare delle vicende lunghe.

saluto

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