martedì 23 settembre 2014
Il pre-cinema
Col termine pre-cinema si intendono tutti quegli esperimenti e intrattenimenti legati alla proiezione di immagini ed al movimento illusorio databili dall'antichità fino alla prima proiezione pubblica di cinematografo, organizzata dai fratelli Lumière il 28 dicembre 1895. Il momento di inizio del "cinema" è controverso e solo nelle rappresentazioni dei Lumière si trovano tutti gli elementi che mettono d'accordo ogni studioso: la proiezione, l'uso di fotografie "in movimento", lo scopo di intrattenimento, la presenza di un pubblico pagante e la fruizione collettiva contemporanea.
Ombre cinesi
La suggestione delle proiezioni ha origini molto remote. Se ne trova traccia anche nel mondo antico, per esempio nel mito della caverna di Platone, dove le ombre proiettate ai prigionieri sono metafora dell'intero mondo "dell'opinione", cioè il sentire comune avulso dal pensiero filosofico,[1] oppure nel mito della nascita della pittura, redatto da Erodoto, dove la figlia di un vasaio, per conservare l'immagine dell'amato in partenza per la guerra, ne disegnò il profilo copiandone l'ombra sul muro. Aristotele nel IV secolo a.C. scrisse come aveva visto un'eclissi proiettata sul terreno attraverso i fori di un colino.
Lo spettacolo delle ombre cinesi viene tradizionalmente fatto risalire al II secolo a.C., di cui una probabile filiazione sono state le ombre giavanesi, ma il filosofo Mozi aveva già osservato e messo per iscritto il fenomeno della proiezione capovolta di un paesaggio esterno se filtrata in una camera oscura attraverso un piccolo foro (stenoscopia). Al cinese Ting Huan, nel 180 a.C. circa, spetta anche la creazione di un elementare zootropio.
Silhouettes
Questa tecnica si basa sull’impiego di figure di cartoncino nero ritagliate e poste in modo opportuno sugli sfondi, normalmente bianchi o comunque molto chiari; il risultato è che le figure sembrano come in controluce, dando al prodotto finale un’atmosfera morbida e molto particolare. La più grande artista in questa tecnica è stata sicuramente Lotte Reinger, autrice di un numero molto elevato di lungometraggi fra cui Die Abenteuer des Prinzer Achmed, Carmen e L’elisir d’amore, rimarchevoli per il senso di delicatezza, raffinatezza e fragilità delle filigrane animate che vi recitano.
Lanterna magica
La lanterna magica era uno strumento di semplice utilizzo che potrebbe essere paragonato ai moderni proiettori di diapositive. L'invenzione è stata attribuita ad alcuni noti inventori o studiosi del XVII secolo: al padre Athanasius Kircher, il quale ne descrisse il funzionamento in Ars Magna Lucis et Umbrae, al matematico astronomo e fisico olandese Christiaan Huygens, in un cui manoscritto del 1659 si trova un riferimento, fra le altre sue invenzioni, a uno strumento che egli stesso definisce lanterna magica, e all'ottico don Matteo Campani il quale l'avrebbe costruita nel 1678.
Il meccanismo di funzionamento era intuitivo: bastava inserire i disegni nella macchina perché questa li proiettasse su una parete o su uno schermo appositamente predisposto.
Il funzionamento è del tutto simile a quello di un moderno proiettore per diapositive. La proiezione si svolgeva in una stanza buia, tramite una scatola chiusa contenente una candela, la cui luce è filtrata da un foro sul quale è applicata una lente. Negli anni lo strumento si è sviluppato ulteriormente: si potevano proiettare più lastre contemporaneamente facendole scorrere sullo schermo in modo da riprodurre il movimento.
Questa somiglianza così stretta col cinema diventa ancor più evidente se si pensa agli spettacoli con la lanterna magica a cui si poteva assistere in giro per l’Europa. In questi spettacoli fondamentale era la figura dell’imbonitore che doveva intrattenere il pubblico raccontando e commentando le immagini sullo schermo. George Meliès (tra i primi e più geniali registi cinematografici) rende omaggio alla lanterna magica.
La lanterna si prestava ai più svariati utilizzi, infatti fu utilizzata fin dall'inizio sia per scopi educativi (raccontare, ad esempio, la Bibbia col supporto di immagini colorate a tutto schermo), sia di intrattenimento. Col tempo si capì che oltre la semplice proiezione si potevano riprodurre movimenti elementari. Alcune di queste semplici "animazioni" consistevano nel far scorrere dei vetri dipinti davanti l'obiettivo; usare sorte di ombre cinesi mosse con leve e fili; oppure attraverso levette far muovere parti delle pitture, come ad esempio gli occhi, ottenendo così degli "effetti speciali" primordiali.
L'invenzione della fotografia infine, nel 1826, principalmente per opera di Joseph Nicéphore Niépce, pose le premesse per un ulteriore sviluppo. Se si fosse trovato il modo di far passare davanti all'obiettivo delle fotografie in successione si sarebbe potuto riprodurre la realtà. Sarà l'idea vincente dei fratelli Lumière.
Mondo nuovo
Il Mondo nuovo era un apparecchio simile nel funzionamento alla lanterna magica, però le immagini, invece che essere proiettate da una scatola verso l'esterno, erano fruibili guardando dentro la scatola stessa. Si trattava di uno strumento diffuso nelle feste di paese, dove gli ambulanti facevano guardare a pagamento le immagini nella scatola, spesso mosse tramite fili, come le marionette. A differenza della lanterna magica quindi il mondo nuovo era un dispositivo diurno, che poteva essere usato anche alla luce del sole e all'aperto, ed ebbe un fondamentale ruolo nella divulgazione degli eventi storici soprattutto legati alla Rivoluzione francese negli strati più bassi della popolazione.
Un altro tipo di intrattenimento popolare, per certi versi simile al futuro spettacolo cinematografico, era il "panorama", grandi stanze rotonde coperte da disegni che simulavano vedute a 360°.
Taumatropio
Nel 1824 fu inventato il taumatropio. Composto da un dischetto di cartoncino, fissato a due fili e disegnato da entrambe le parti con soggetti destinati a integrarsi a vicenda, facendo girare velocemente il disco (1/25 di secondo), le immagini si sovrappongono creando così l'illusione di movimento. Esempi tipici sono l'uccellino e la gabbia o il vaso e i fiori.
Zootropio
Lo zootropio rappresentò un ulteriore sviluppo, rispetto al fenachistoscopio, nel tentativo di dar vita a immagini in movimento. Esso fu inventato da William George Horner nel 1834.
Si trattava di disegnare su un foglio di carta una serie di immagini (come oggi per i cartoni animati). La striscia così ottenuta veniva posta all'interno di un tamburo il cui movimento rotatorio, al solito, dava l'illusione del movimento. Come per il fenachistoscopio, erano praticate delle fessure a intervalli regolari per sfruttare il fenomeno della persistenza retinica. Due erano i vantaggi di questa scoperta: innanzitutto il fatto che non era necessario avvicinarsi troppo allo strumento per vedere e quindi si poteva assistere a una sorta di visione collettiva, per quanto limitata. Un secondo vantaggio era legato allo sviluppo possibile, cioè il fatto di poter proiettare, attraverso un sistema di specchi e un'opportuna illuminazione le immagini su uno schermo. Lo svantaggio più grande era però il fatto che le strisce erano necessariamente brevi e quindi si potevano solo fare degli esperimenti, ma non si potevano raccontare delle vicende lunghe.
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comunque son tutte cose che si trovano nel libro anche
RispondiEliminaComunque sarà molto difficile ricordare tutto...
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